The Cremaster Cycle Matthew Barney Gender Bender

The Cremaster Cycle Matthew Barney Gender Bender

Gender Bender e Complus Events

presentano

The Cremaster Ccycle il capolavoro di Matthew Barney dal 31ottobre al 3 novembre 2005 Cinema Lumière – via Azzo Gardino, 65, Bologna.

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Cremaster Cycle (1994 – 2002) è una serie di cinque film scritti, diretti e interpretati da Matthew Barney, una delle personalità più richieste ed acclamate del panorama artistico contemporaneo. Completato nell’arco di otto anni, il ciclo è stato girato utilizzando un linguaggio visivo sofisticato ed esteticamente impeccabile, a metà tra videoarte e cinema sperimentale. Il risultato è un’epopea surreale, ricca di  riferimenti cinematografici e letterari (da Carpenter a Poe, da Kubrick a Lovercraft, a Cronenberg) dove pezzi di storie si intrecciano e si sfiorano, dando vita ad una narrazione dai risvolti onirici e carica di immagini ambigue e misteriosamente allegoriche. Motivo ispiratore dei cinque film è l’attività del cremastere, un muscolo involontario dalla duplice funzione: nell’uomo adulto sostiene i testicoli, ritirandoli o rilasciandoli in modo da mantenere costante la temperatura interna e garantendo così la fertilità del liquido seminale; durante la formazione del feto, invece, la sua comparsa determina la costituzione di un genere sessuale piuttosto che l’altro. Intorno a questi due eventi Barney crea una vera e propria cosmogonia visiva, una saga epica in cui la determinazione del sesso è una lotta senza campo, combattuta metaforicamente dai personaggi che animano l’immaginario inconscio, raffinato e sofisticatissimo dell’artista: così la battaglia tra i gameti, il cui esito deciderà la definizione di un genere, maschile o femminile, o l’assenza di esso (ermafroditismo) viene messa in scena come una corsa tra due squadre di sidecar racers, motociclisti con sidecar, caratterizzate da colori primari opposti (il giallo e il blu) ma complementari: mischiandoli si ottiene un terzo colore, il verde (Cremaster 4). La discesa delle gonadi, fondamentale per la definizione del sesso, è invece ambientata in uno stadio (che in pianta riassume specularmente lo schema dell’apparato riproduttivo maschile e femminile)  in cui una bellissima modella in divisa da hostess di volo, stringendo tra le dita lunghissime funi trasparenti, guida l’attracco di due dirigibili Goodyear (Cremaster 1). Realizzati volontariamente in ordine sparso (il primo film, Cremaster 4, è del 1994; seguono Cremaster 1, Cremaster 5, Cremaster 2 e Cremaster 3) i film tracciano una sequenza numerica costruita per simmetrie attorno al numero cinque, somma delle coppie a destra e sinistra (4-1-5-2-3). Tutta l’opera di Barney è articolata secondo combinazioni oppositive e, come dentro un affascinante labirinto di specchi, potrebbe proseguire all’infinito: oltre alla pentapartizione del ciclo, che corrisponde alla divisione in cinque atti delle antiche tragedie greche, tornano continuamente gli schemi geometrici basati su trattati di biologia e andrologia, traduzioni gestaltiche di equilibri per coppie oppositive, come in Cremaster 5, nel quale la splendida Regina delle Catene, interpretata dalla struggente Ursula Andress, dichiara urlando il suo amore al mago Houdini, che proprio delle catene si fece beffe per tutta la vita. In una sfrenata celebrazione del corpo, inteso come pura potenzialità materica dalle infinite facoltà evolutive, i personaggi che animano Cremaster diventano esseri ibridi, frutto di metamorfosi mai complete ma sempre in essere, secondo uno schema che domina l’opera dell’artista fin dai primi lavori: per Barney, infatti, il corpo è il confine malleabile e mutevole tra sforzo fisico e opposizioni esterne, secondo un modello in cui sviluppo e trasformazioni avvengono solo per contrasto, in una lotta continua tra volontà e contingenza. Non solo: tra antropomorfismo e zoomorfismo esiste una membrana permeabile e sottile, che l’artista americano sfrutta al massimo alla continua ricerca di compromessi tra spinte evolutive e costrizioni fisiche. In questo senso Barney è, insieme ad altri artisti contemporanei, testimone di una chiara propensione al teriomorfismo, alla fusione tra uomo e animale, tra l’animale e gli dèi. E così compaiono personaggi dalle sembianze umane ma con arti felini, o con protesi trasparenti che sostituiscono muscoli e ossa, ninfe marine ipertrofiche lungo scenari molli e cartilaginosi e esseri magici che si muovono, silenziosi e discreti, tra le pareti di suggestivi interni liberty, come quelli del Chrysler Building di New York, grattacielo Decò dai lussureggianti marmi moreschi, in cui Barney ambienta Cremaster 3, ultimo capitolo della serie. In questa celebrazione dell’indistinto e del mutevole giocano un ruolo fondamentale i generi e i sessi: maschile e femminile perdono la loro connotazione di estremi opposti ed assoluti, diventando nozioni confuse, sfumate e indistinte, generatrici di un universo in continua, complessa e inarrestabile evoluzione, lungo un percorso che non intende fermarsi a nessuna cristallizzazione ma che, come una macchina celibe surrealista, alimenta se stessa all’infinito. Cremaster Cycle, oltre a riassumere e concludere gran parte della ricerca artistica di Barney,  contiene anche numerosi riferimenti biografici, talmente spiccati da renderlo, come lui stesso ha dichiarato, una sorta di autoritratto: Cremaster 1 è stato girato al Bronco Stadium di Boise, dove Barney giocava come quaterback nella squadra di football di Yale; Cremaster 2 è ambientato in una serie di luoghi che visitò da bambino, e New York, il luogo in cui l’artista ha scelto di vivere, è lo scenario in cui è stato ambientato Cremaster 3, episodio conclusivo del ciclo. L’importanza delle ambientazioni, però, non finisce qui: ogni immagine trabocca delle sculture e delle opere in resina, vetro, plastica, gomma, cera e gesso realizzati da Barney apposta per i personaggi e gli ambienti dei cinque film; l’universo visivo peculiare di ogni capitolo della saga, infine, è stato suggerito dai luoghi stessi, che finiscono per diventare personaggi “reali” della storia: in Cremaster 3, girato nel Chrysler Building di New York, il suggestivo grattacielo anni ’30 è setting e protagonista insieme dell’intero film. Paolo Salerno

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Proiezioni del ciclo:

Cinema Lumiére via Azzo Gardino 65

Cremaster 1

lunedi 31 ottobre (h 20.30)  e in replica mercoledi 2 novembre (h 20.45)

Cremaster 2

lunedi 31 ottobre (h 21.30) e in replica giovedi 3 novembre (h 20.00)

Cremaster 3

martedi 1 novembre (h 18.30) e in replica giovedi 3 novembre (h 21.30)

Cremaster 4

martedi 1 novembre (h 22.30) e in replica mercoledi 2 novembre (h 20.00)

Cremaster 5

martedi 1 novembre (h 23.30) e in replica mercoledi 2 novembre(h 21.30)

Progetto e  distribuzione di Cremaster Cycle per l’Italia a cura della Complus Events

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